Gino Severini

Gino Severini

Gino Severini, artista italiano del novecentoGino Severini nasce a Cortona il 7 aprile del 1883.
Si trasferisce a Roma nel 1899, dove conosce Giacomo Balla che lo avvia alla pittura divisionista, che poi approfondì nel suo soggiorno di Parigi nel 1906.
A Parigi fu a contatto con Pablo Picasso, Georges Braque, Juan Gris e Guillaume Apollinaire, e partecipò al nascere e allo svilupparsi del cubismo.
Nonostante questa permanenza parigina, non interrompe i suoi contatti con l’Italia. Infatti, dopo aver aderito al movimento Futurista su invito di Filippo Tommaso Marinetti, è uno dei firmatari nel 1910 del manifesto della pittura futurista insieme a Balla, Boccioni, Carrà e Russolo.
Nel 1912 sollecita Umberto Boccioni e Carlo Carrà a raggiungerlo a Parigi dove, organizza la prima mostra dei futuristi presso la Galleria Bernheim-Jeune. In seguito partecipa alle successive esposizioni futuriste in Europa e negli Stati Uniti.
Nel 1913 a Londra, presso la Marlborough Gallery, è allestita la sua prima mostra personale che successivamente viene presentata alla galleria Der Sturm di Berlino.
Dal 1921, in cui pubblica il trattato “Du cubisme au classicisme” (Dal cubismo al Classicismo), Severini passa da un’estetica “cubofuturista” ad una pittura che si può definire “neoclassica” con influenze metafisiche, dimostrandosi buon termometro di un sentire diffuso in tutta Europa dopo il grande trauma del primo conflitto mondiale.
Questa evoluzione classicista, rientra pienamente in quella tendenza, al suo interno molto variegata (che va da Picasso, a Derain, a De Chirico), che viene definita “ritorno all’ordine”, o in francese “rappel à l’ordre” (richiamo all’ordine), propensione analoga a quel “ritorno al mestiere”, introdotta da un famoso articolo di Giorgio De Chirico pubblicato nel 1919 nella rivista “Valori plastici”.
Dal 1924 al 1934, anche a seguito di una crisi religiosa, si dedica quasi esclusivamente all’arte sacra in grandi affreschi e mosaici, in particolare per le chiese svizzere di Semsales e La Roche.
Nel 1923 è presente alla Biennale romana e in seguito partecipa a due mostre del movimento artistico Novecento a Milano (1926 e ’29) e una a Ginevra (1929). Nel 1930 è selezionato per la Biennale di Venezia. Si trasferisce a Roma, dove partecipa alla Quadriennale nel 1931 e nel 1935, anno in cui vince il Gran premio per la pittura, presentando un’intera sala a lui dedicata.
Si trasferisce definitivamente a Parigi, dove avrà una cattedra di mosaico con Riccardo Licata come assistente.
Il 26 febbraio 1966 muore nella sua casa al n. 11 di rue Schoelcher. Il 15 aprile dello stesso anno le sue spoglie vengono traslate a Cortona, sua città natale.