SECESSIONI EUROPEE – Monaco•Vienna•Praga•Roma

A OGNI EPOCA LA SUA ARTE, A OGNI ARTE LA SUA LIBERTÀ

 

Sono le parole che accoglievano il visitatore all’ingresso del Palazzo della Secessione viennese ideato, come un tempio, dall’architetto Joseph Maria Olbrich e destinato alle esposizioni d’arte.
Il motto, coniato dal giornalista Ludwig Hevesi, fu trasposto graficamente da Gustav Klimt in un celebre manifesto che vedeva Teseo, l’eroe-artista, lottare contro il Minotauro, emblema della cultura al potere, dominata dall’implacabile avversione nei confronti dell’arte moderna.

Anche Klimt, che più tardi riscosse numerosi e ufficiali successi, fu escluso da una delle più importanti mostre annuali viennesi assieme ad altri giovani colleghi costretti a restare nell’oscurità. Incompresi e maltrattati dall’arte ufficiale, timorosa d’innovazione, i giovani artisti europei si costituirono in movimenti staccandosi dalle aggregazioni capitanate dagli artisti della precedente generazione, dando vita a vere e proprie Secessioni che, con rapidità moderna, si diffusero nei grandi centri di area mitteleuropea, in particolare a Monaco e a Vienna.

Le Secessioni apportarono all’arte moderna un nuovo, e più dinamico, direzione verso l’equilibrio e la forma manifestavano la continua ricerca degli artisti italiani di una via altra e diversa in cui coesistevano ardite sperimentazioni e le ultime propaggini di uno stile ormai avviato a rinchiudersi in se stesso.

Le Secessioni costituirono dunque una premessa necessaria, il terreno di coltura di nuovi fermenti, sia della linea figurativa, seppure con gli intricati e deformati percorsi del segno, sia per gli sviluppi in senso non figurativo, si pensi a Vasilij Kandinskij nella Monaco di Von Stuck.

I giovani che aderirono alle Secessioni, o che esposero alle annuali mostre, chiedevano, infatti, più attenzione alle espressioni innovative testimoniando dibattito che si allargò presto anche in altre città europee e del bacino mediterraneo, da Praga a Roma, propagando un gusto più irrigidito delle influenze dell’Art Nouveau francese e anglosassone, ma che includeva stilemi delle varie tradizioni nazionali.

Le ideologie secessioniste vennero elaborate in forme moderne non soltanto da pittori e scultori, ma anche da letterati fedeli alla loro missione: Hugo von Hofmannsthal e Rainer Maria Rilke incarnarono perfettamente la figura del profeta.

Nel mosaico di fisionomie tradizionali di cui si componeva l’Europa venivano emergendo i tratti artistici distintivi delle maggiori capitali.

A Monaco, affascinato come Friedrich Schiller dal mito mediterraneo e dal sole di Omero (“Und die Sonne Homers, siehe!”, terminava una sua elegia), Franz von Stuck popolava le brume nordiche di fauni, demoni meridiani e ninfe dagli sguardi e dalle carni accese dal desiderio, poi trasposti nella rivista “Jugend”, che diede il nome all’accezione tedesca di Liberty.

A Vienna l’idea di bellezza era rappresentata dalla donna in tutte le espressioni del femminino, eterea come la Nuda Veritas di Klimt e adorna di panneggi geometrizzati, di ori trionfanti e lapislazzuli come il folle lusso della cupola dorata del Tempio dell’arte di Olbricht e della rivista “Ver Sacrum”.

Le vie acciottolate e buie della “Praga magica” e di “Tutte le bellezze del mondo”, così ben descritte da Angelo Maria Ripellino e da Jaroslav Seifert, venivano invece percorse dai Golem di Gustav Meyrink, dagli incubi oscuri e filiformi e dai sabba stregonici che popolavano le visioni di Josef Váchal e degli altri membri del gruppo Sursum affascinati dalla centenaria tradizione occulta della capitale boema. 

Nel crocevia romano invece la Secessione si formò a ridosso della Prima guerra mondiale, in un periodo percorso da fremiti nazionalisti e in piena trasformazione di gusto. Il rifiuto dell’avanguardia più rivoluzionaria – il Futurismo – e il mutamento di direzione verso l’equilibrio e la forma manifestavano la continua ricerca degli artisti italiani di una via altra e diversa in cui coesistevano ardite sperimentazioni e le ultime propaggini di uno stile ormai avviato a rinchiudersi in se stesso.

Le Secessioni costituirono dunque una premessa necessaria, il terreno di coltura di nuovi fermenti, sia della linea figurativa, seppure con gli intricati e deformati percorsi del segno, sia per gli sviluppi in senso non figurativo, si pensi a Vasilij Kandinskij nella Monaco di Von Stuck.

I giovani che aderirono alle Secessioni, o che esposero alle annuali mostre, chiedevano, infatti, più attenzione alle espressioni innovative testimoniando perentoriamente l’inutilità delle scuole e dell’insegnamento dell’arte: “artisti si nasce non si diventa”.

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Sabato e festivi 9.00-20.00
Aperta 7 giorni su 7

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BIGLIETTI
Intero: 12 euro
Ridotto: 10 euro (gruppi di adulti in visita guidata organizzata con gratuità per 1 accompagnatore;
gruppi di adulti in visita guidata a orario fisso; visitatori di età compresa tra 6 e 18 anni; over 65; studenti universitari; insegnanti con documento; categorie convenzionate)
Gratuito: bambini fino a 5 anni; portatori di handicap e 1 accompagnatore; giornalisti con tesserino; militari

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VISITE GUIDATE (max 25 persone a gruppo)
Visite guidate gruppi adulti: 75 euro
Visite guidate in lingua: 85 euro
Visite guidate con linguaggio italiano dei segni: 90 euro
Visite guidate a orario fisso
sabato e festivi alle ore 11.00, 15.30 e 17.30: 14 euro a persona comprensivo di biglietto d’ingresso ridotto

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SPECIALE SCUOLE
Biglietto: 2 euro a studente e ingresso gratuito per 2 accompagnatori (tariffa valida per gli studenti di tutte le scuole)
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GRATUITI per le scuole delle province di Padova e Rovigo; 40 euro per tutte le altre scuole

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