Scipione (Gino Bonichi)
Gino Bonichi (Scipione)
Gino Bonichi (noto con lo pseudonimo di Scipione, usato per la prima volta nel 1927 in occasione di un’esposizione all’Opera cardinal Ferrari a Milano) nacque a Macerata il 25 febbraio del 1904. Nel 1919 si trasferì con la famiglia a Roma e nello stesso anno si manifestarono i primi segni della tubercolosi, per cui fu ricoverato in sanatorio, dove rimase fino al 1924.
Le prime opere, collocabili intorno al 1924, sono caricature realizzate per puro divertimento, poi avviene l’incontro con Mario Mafai che lo spinge a frequentare la scuola libera del nudo dell’Accademia di Belle Arti. Il loro maestro è Antonino Calcagnadoro.
L’esordio come pittore avviene in occasione della Biennale romana del 1925.
Nel 1928 Scipione fondò con Mario Mafai, Renato Marino Mazzacurati e Antonietta Raphaël la Scuola romana, detta “Scuola di via Cavour” (così coniata da Roberto Longhi) e che fu il primo nucleo della più famosa “Scuola Romana”.
Nel gennaio del 1929 si apre a Palazzo Doria una collettiva in cui Scipione espone accanto a Aldo Bandinelli, Gisberto Ceracchini, Francesco Di Cocco, Enzo Frateili, Mario Mafai, Andrea Spadini.
Nell’estate del 1929 un lungo soggiorno a Collepardo, nel frusinate, dona a Scipione vigore e maturità artistica.
Il periodo fino alla primavera del 1931 è intensissimo. In poco più di un anno l’artista dipinge i suoi capolavori: dal Risveglio della sirena (1929) e dalla Natura morta coltubino (1929) al Principe cattolico (1929) e alla Meticcia (1929); dai famosi paesaggi romani come Il Ponte degli Angeli (1930), PiazzaNavona (1930), Piazza San Giovanni in Laterano (1930) agli studi (1929) per i ritratti del Cardinal Decano (1929), all’Apocalisse (1930); agli Uomini che si voltano (1930), alla Cortigiana romana (1930).
Espone alle mostre sindacali (1929 e 1930), alla Biennale di Venezia (1930), alla Prima Quadriennale (1931) e nel novembre 1930 tiene una personale con Mafai alla Galleria di Roma di P.M.Bardi. Collabora con disegni e caricature all’ “Italia letteraria” (grazie alla profonda amicizia con Enrico Falqui), immagina copertine di libri, fonda insieme a Mazzacurati una rivista dal titolo battagliero, “Fronte”, che esce in due soli numeri nel 1931.
Muore a Arco di Trento il 9 novembre del 1933 a soli 29 anni.