Gino Severini
(Cortona, 1883 – Parigi, 1966)

Bozzetto per il pannello di Silvano, fontana monumentale del Palazzo degli Uffici all’Eur
1939
Tempera, china e biacca su cartoncino, cm 60 x 48
Firmato in basso a sinistra “G. Severini”

Bibliografia:
A. Greco, Gino Severini, Giulio Rosso, Giovanni Guerrini, in E42 : utopia e scenario del regime, a cura di M. Calvesi, E. Guidoni, S. Lux, Roma, Archivio Centrale dello Stato, aprile-maggio 1987, pp. 310-314;
Roma, Galleria Arco Farnese, Gino Severini. Affreschi, mosaici, decorazioni monumentali, 1921-1941, a cura di F. Benzi, 12 maggio-30 giugno 1992, p. 97.

Si tratta del bozzetto definitivo di uno dei pannelli musivi disegnati da Severini per la sezione centrale della fontana monumentale antistante il Palazzo degli Uffici all’Eur.
Il pannello raffigura un’antica divinità romana che presiedeva alle selve, affine a Fauno; Silvano era considerato il dio dei boschi e della campagna, protettore delle greggi e delle proprietà. Severini lo raffigura secondo l’iconografia romana col falcetto in mano e il cane a fianco, circondato da un’abbondante messe di frutti.
Il pannello è, nella disposizione studiata per la fontana, il pendant di quello con Flora; entrambi posti ai lati della scena centrale verso il Palazzo, ove figura il Tempo, o Saturno, una figura virile alata con la falce e la clessidra, posta in mezzo alle quattro stagioni. Come nel caso di Flora, l’autore approfitta della tematica campestre per incastonare, soprattutto ai piedi del nudo virile, una natura morta, ricca di dettagli e di trofei di caccia che rimandano in modo diretto al suo lungo esercizio pittorico del quarto decennio, nel quale nature morte d’ispirazione classica – talvolta associate a maschere e statue femminili antiche –  prevalgono su ogni altro soggetto.
Questi soggetti bucolici e pastorali erano evidentemente assai graditi alla società del tempo, visto che li ritroviamo nel 1937 per la decorazione della Sala da pranzo presentata da Gio Ponti a Parigi, per l’Esposizione Internazionale dell’Arte decorativa, e più tardi, nel 1940, nei pannelli eseguiti per la Villa Innocenti a Frascati, con le figure di Pomona e Vertunno molto vicine ai mosaici dell’Eur.
Fra tutte le figurazioni eseguite per la fontana, i due pannelli con Flora e Silvano appaiono decisamente i più felici e meno condizionati dalla necessità di aderire, sia pure nella sobria maniera che è di Severini pittore “pubblico”, allo spirito celebrativo che animava l’intera concezione dell’opera pensata dall’architetto Minnucci.  Anche se le lettere conservate negli archivi registrano la sostanziale insoddisfazione dell’artista per la limitata portata di questo incarico, non gli riuscì certo sgradito esercitarsi nella riproposta, in chiave contemporanea, dell’antica tecnica del mosaico bicromo che tante affinità concettuali presentava con la sintesi grafica elaborata dal cubismo.
Del mosaico esistono in collezione privata (Roma) tre diversi bozzetti a matita di misure leggermente inferiori: (cfr. Benzi 1992, pp. 100, 103, nn. 106-107).

Daniela Fonti