Fausto Pirandello
Fausto Pirandello
Figlio ultimogenito di Luigi Pirandello e di Maria Antonietta Portolano, entrambi originari di Agrigento, nacque dunque dopo il fratello Stefano e la sorella Lia. Trascorse l’infanzia tra Roma e le vacanze in Sicilia, terra che gli infonderà la passione per quelle tonalità che saranno poi tra le caratteristiche inconfondibili della sua pittura.
Nel 1917 riceve la chiamata alle armi, tra i Ragazzi del ’99, ed è costretto ad interrompere gli studi classici anche se non viene immediatamente inviato al fronte per motivi di salute. Passa quindi il periodo della guerra in ospedale e un periodo di ricovero a Firenze. Dopo la guerra non riprende gli studi e manifesta la volontà di dedicarsi alla scultura anche se, sempre per problemi legati alla salute, sarà costretto ben presto a passare alla pittura (già praticata come svago in casa Pirandello, sia dal padre che dal fratello maggiore, Stefano).
Il suo primo insegnante d’arte è Sigismondo Lipinsky, scultore e incisore simbolista, presso il quale segue nel 1919 un corso di disegno della durata di un anno. È quindi del 1920 la decisione di lasciare definitivamente la scultura e dedicarsi interamente alla pittura. Nel 1922 si iscrive infatti alla Scuola d’Arte agli Orti Sallustiani, aperta a Roma da Felice Carena, Attilio Selva e Orazio Amato, che frequenterà fino al 1923. Qui conosce i pittori Emanuele Cavalli, Onofrio Martinelli e Giuseppe Capogrossi, con i quali trascorre lunghi soggiorni estivi ad Anticoli Corrado. Felice Carena è colui che introduce realmente Pirandello nel mondo di Anticoli Corrado, paese dell’Alta Valle dell’Aniene molto popolare fra gli artisti dell’epoca alla ricerca di paesaggi pittoreschi e modelle di posa, e dove nel 1924 Fausto apre il suo primo studio di pittura.
Nello stesso anno conosce ad Anticoli lo scultore Arturo Martini, appena giunto nel paesino al seguito del pittore e scultore statunitense Maurice Sterne, in qualità di collaboratore artistico. E ad Anticoli Corrado Fausto conosce anche Pompilia D’Aprile, già modella di posa per i pittori Francesco Trombadori e Amleto Cataldi, che sposerà nel 1927 (matrimonio mantenuto segreto al padre fino al 1930) e dalla quale avrà due figli, Pierluigi e Antonio.
Nel 1925 Pirandello fa la sua prima apparizione in pubblico alla III edizione della Biennale Romana, con l’opera Bagnanti e l’anno successivo alla XV Biennale Internazionale d’Arte della Città di Venezia, con Composizione, rassegna che lo vedrà esporre con continuità dal 1932 al 1942.
Nel 1927 Fausto Pirandello decide di stabilirsi a Parigi con la moglie Pompilia. Risiede a Montparnasse e prende un piccolo studio a Montrouge. Il viaggio è una vera e propria fuga, un tentativo di allontanarsi dai condizionamenti psicologici del padre ma anche un’occasione per esperire nuove soluzioni nell’ambito della sua pittura. A Parigi frequenta il gruppo degli Italiens de Paris (specialmente Giorgio De Chirico e Filippo de Pisis), conosce più da vicino le opere di Cézanne, dei cubisti (Picasso e Braque) e dei pittori della Scuola di Parigi (l’École de Paris) esposti nelle Gallerie più in vista della città. E nella Ville Lumiére Fausto diventa padre di un maschio, Pierluigi, il 5 agosto del 1928.
La sua prima esposizione parigina è insieme a Emanuele Cavalli e a Francesco Di Cocco, in casa della contessa Castellazzy-Bovy; in seguito alla Galerie Vildrac (1929), dove allestisce la sua prima vera personale e a cui segue una seconda personale all’estero, a Vienna, nel 1929.
Fausto Pirandello si colloca tra gli esponenti della Scuola romana, ma distinguendosi da essi per originalità e ricerca solitaria. L’originalità della sua pittura è orientata verso un realismo del quotidiano che si manifesta negli aspetti anche più impietosi e spiacevoli, esprimendosi mediante una materia pittorica densa e scabra. La sua visione, sostanzialmente intellettualistica, traduce tuttavia il dato naturalistico anche più brutale in una sorta di realismo magico di sapore arcaizzante e metafisico
Il suo stile spazia dal cubismo, al tonalismo, a forme realistico-espressioniste: Gianfranco Contini parla ad esempio di «pittura espressionistica» in una lettera a Carlo Emilio Gadda[8] Importante in questo periodo la sua partecipazione all’attività di Corrente di Vita. Le opere di Pirandello diventano pregevole testimonianza di un poeta che interpreta in pittura lo spirito indagatore e psicologico del padre Luigi.
Pirandello evolve il suo stile intorno agli anni cinquanta, riassorbendo le suggestioni dei modelli cubisti (Braque e Picasso), vivendo la difficile fase di travaglio che coinvolge tutta la pittura italiana, tra realismo e neocubismo, per giungere, attraverso deformazioni di tendenza espressionistica, a originali soluzioni formali a mezzo tra astrazione e figurazione[10] La sua pittura ricerca una nuova definizione in cui si avverte molto forte il riferimento a una sintassi cubista nelle tassellature del colore e nelle composizioni in cui il dato narrativo perde via via importanza.
Numerose sono le mostre ed esposizioni tenute dall’artista nel corso della sua vita pittorica, dalle collettive alla Biennale di Venezia e alle Quadriennali romane, alle personali presso la Galleria della Cometa, Galleria del Secolo, Galleria di Roma. Tra le occasioni espositive del dopoguerra, da ricordare sono la vasta antologica all’Ente Premi Roma nel 1951, la personale del 1955 alla Catherine Viviano Gallery di New York e la personale alla Nuova Pesa di Roma, nel 1968.