Edita Walterowna Broglio

Edita Walterowna Broglio

Edita Walterowna BroglioEdita Walterowna Broglio nasce il 26 novembre 1886 a Smiltene.

Proviene da una nobile famiglia, il padre Walter discendeva dai Cavalieri dell’Ordine Teutonico, mentre la madre apparteneva ad una famiglia di commercianti francesi che si erano insediati a Riga.

Dopo la morte della madre, si trasferisce a Tartu dallo zio paterno,  il barone Raimund von Zur-Muehlen, conosciuto per le sue celebri esibizioni presso la corte dello zar e dell’imperatore prussiano. Edita, affascinata dal talento dello zio, si avvicina all’arte, allo studio e al disegno.

Nel 1905 i moti rivoluzionari russi la costringono a trasferirsi, insieme al padre, a Koninsberg, dove si iscrive nel 1908 all’Accademia di Belle arti e conclude il suo percorso accademico nel 1910; nello stesso anno si sposta a Parigi e inizia a frequentare numerosi ateliers, realizzando il desiderio di abitare in una delle capitali artistiche europee.

L’arrivo in Italia

L’anno successivo, nel 1911, arriva per la prima volta in Italia, soggiorna brevemente a Firenze e a Roma, decidendo di stabilirsi nell’Urbe nel 1912. Affitta un piccolo studio in via Flaminia 122 e inizia il periodo che definisce incandescente e visionario: nel 1913 si tiene a Roma la prima Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione presso il Palazzo dell’Esposizioni; Edita avvia la sua attività espositiva, presentando le sue opere tra le quali Mezzodì, Via Sistina, Fiori.

Nel 1914 muore lo zio, torna nella sua città natale, a Smiltene, e, dopo aver sistemato la tomba di famiglia, decide di non ritornare più, scegliendo l’Italia come sua seconda patria.

Nel 1917 conosce lo scrittore e organizzatore di mostre d’arte Enrico Maria Broglio, con il quale condivide letture e critiche artistiche. Nei suoi dipinti inizia a firmarsi Edita Broglio; a curare, insieme al suo futuro marito, la celebre rivista d’arte fondata nel 1921“Valori Plastici” che condivideva le proposte della Metafisica e dei movimenti d’avanguardia europei.

Edita e Mario Broglio si sposano nel 1927.

Edita Broglio con il gruppo Valori Plastici espone nel 1922 alla Fiorentina primaverile, inaugurata da Alberto Savinio.

Oltre a essere pittrice, ha l’arte del canto e una dote innata per la recitazione tanto che partecipa al provino per il film Il mio cadavere e Perfido inganno di Anton Giulio Bragaglia, proprietario di una galleria d’arte e di un negozio di fotografia in via Condotti.

La sua pittura è influenzata da varie suggestioni internazionali, dalla cultura dell’avanguardia russa al Blaue Reiter, al primitivismo, fino ad avvicinarsi alla corrente del “Realismo magico”.

Quando Mario Broglio muore il 22 dicembre 1948, Edita si trasferisce a San Michele di Moriano in provincia di Lucca, in cui trascorre un periodo di meditazione, ma di fervida produttività: dipinge la serie delle Ore del giorno e nature morte in tonalità musicale. Riprende, in questi anni, l’esperienza russa dell’esordio, le sonate di Michail Čurlionis, l’immaginario simbolista e la ricerca verso l’astrattismo di Vasilij Kandinsky. Rimane a San Michele fino al 1955, anno in cui ritorna a Roma e cura, per poco tempo, l’edizioni di “Valori Plastici”.

Nel 1959 è presente alla Quadriennale romana; nel 1967 espone a Firenze alla mostra “Arte italiana, 1915-1935”, curata da Carlo Ludovico Rugghianti.
La sua dedizione all’arte e alla scrittura continua instancabilmente e nel 1974, all’età quasi di novant’anni, mette ordine nell’archivio di “Valori Plastici”, collaborando con il poeta e pittore Georges De Canino.
Edita Walterowna Broglio muore a Roma il 19 gennaio 1977.