Nasce a Milano, figlio di un cameriere che aprirà una locanda a Badia Polesine dove Munari trascorrerà infanzia e adolescenza. Arriva a Milano nel 1926 impiegandosi presso uno zio ingegnere. Dipinge quadri futuristi, partecipando già nel ’27 ad una collettiva alla Galleria Pesaro. Nel 1930, sempre alla Pesaro, partecipa alla mostra dell’Architetto Sant’Elia e 23 pittori futuristi, e ad un’altra collettiva a Parigi alla galleria 23.Apre uno studio pubblicitario con “Ricas”, Riccardo Castagnedi. Partecipa alla XVII Biennale di Venezia dove sarà presente anche nelle tre edizioni successive. Produce una “macchina aerea”, primo “mobile” dell’arte del XX secolo, prodromo alle sue successive “macchine inutili”. È vicino al pittore Prampolini, il suo futurismo è surreale, giocoso, e sfocerà poi nell’astrattismo. Del 1933 è la sua prima personale, alla Galleria 3 arti di Milano. Partecipa alla Quadriennale di Roma del 1935 e alla Triennale di Milano del ’36, dove comporrà un grande mosaico. Del 1937 sono le illustrazioni al Poema del vestito di Latte scritto da Marinetti per la SNIA Viscosa, e quelle, assieme Djulgheroff, per il libro di latta L’anguria Lirica di Tullio d’Albissola, con prefazione di Marinetti. Disegna copertine per La Lettura e diventa direttore grafico della rivista Tempo. Del 1940 sono gli Oggetti metafisici e nel 1941 pubblica con Einaudi Le Macchine di Munari. Nel 1945 comincia pubblicare con Mondadori i suoi originali libri per bambini, ideati per Alberto, il figlio avuto nel 1940 dalla moglie Dilma. L’attenzione al mondo dei bambini, consustanziale all’aspetto ludico della sua arte e del suo mestiere non lo abbandonerà mai nel corso della sua travolgente carriera, dal dopoguerra fin quasi alla fine del secolo, in cui egli ha condizionato la storia del design, della pubblicità e della didattica artistica italiana.

 

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