Mostra: Andrea Spadini, dal 19 Marzo

ANDREA SPADINI (1912-1983)

Prorogata al 31 Maggio 2019

Dal 19 Marzo a Roma la Galleria del Laocoonte ospiterà la mostra in tre sedi Andrea Spadini, 1912 – 1983. Si tratta di una vasta antologica dello scultore e ceramista romano che fu il prediletto da star di Hollywood come Lauren Bacall, Henry Fonda, Douglas Fairbanks jr., ma anche dai più celebri personaggi del mondo del cinema, della moda e della mondanità italiana, tra cui Alberto Sordi, gli stilisti Alberto Fabiani e Simonetta Colonna di Cesarò, o la contessa Cicogna, per la quale assieme a Fabrizio Clerici decorò la bizzarra villa di Venezia.

La mostra, curata da Monica Cardarelli, che in questi anni ha studiato e catalogato le opere dell’archivio di famiglia, esibirà ottanta sculture, tra marmi, pietre di grandi dimensioni, bronzi, terrecotte, e maioliche smaltate, a cui si accompagnano altrettanti disegni dell’artista, da quelli di lui adolescente, furtivo e prodigioso apprendista del padre, il famoso pittore Armando Spadini (1883-1925), a quelli che servirono da studi per le sculture, anch’essi godibili come opere d’arte a sé, per la spiritosa vivacità dell’invenzione e l’agile disinvoltura del tratto.

Una mostra in tre sedi

L’esposizione si articola in TRE SEDI, oltre alla già nominata sede di Via Margutta, dove sono le sculture di maggiore dimensione con i relativi disegni, la produzione giovanile dell’artista trova posto invece a Via Monterone 13, nella Galleria Del Laocoonte attorno al grande marmo Cinquecentesco da cui essa prende il nome. Infine nello Spazio Espositivo di Via del Babuino 136, sono invece disposti i bronzi e le ceramiche di più piccola dimensione.

Andrea Spadini

Da giovanissimo Andrea Spadini divenne scultore a Firenze, alla scuola di Libero Andreotti. Fu poi assistente di Arturo Martini. A diciassette anni era già artista completo e padrone di tutte le tecniche della scultura. Cominciò la sua carriera lavorando per l’E 42 e per il Padiglione Italiano dell’Esposizione Universale di New York del 1939. Dopo la guerra, in cui fu sergente del Genio e tra i difensori di Porta San Paolo il 10 Settembre del 1943, Spadini cominciò quasi per gioco a modellare figure in ceramica. Dopo i suoi lavori realizzati a Villa Cicogna a Venezia, viene invitato da Irene Brin e Gaspero Del Corso a lavorare per la loro Galleria dell’Obelisco con lo pseudonimo, “Lo Spada” con cui l’artista firmò obelischi di ceramica animati da mori, gatti e Pulcinella. Queste opere incontrarono subito il favore del pubblico e l’attenzione della clientela cosmopolita di cui la galleria era un polo d’attrazione. Il lavoro più ambizioso che egli fece per Gaspero Del Corso fu il Lazzarone Napoletano (1958) in terra bianca. Più grande del vero, doveva essere la base per una consolle, ma non passò per le scale, ritornò dunque nello studio dell’artista. Ora a Via Margutta si potrà ammirare da tutti i lati nella sua minuziosa perfezione.

Tra le opere in mostra è una scimmia di terracotta a grandezza naturale, assieme alle più piccole Capra Flautista e Ippopotamo che suona il violino, modello e bozzetti per i bronzi di animali che animano l’orologio musicale del Central Park a Manhattan, voluto dall’editore George T. Delacorte jr. e inaugurato nel 1965.

Due obelischi con le Scimmie Vanitose, quattro Scimmie Ballerine e altre quattro che navigano su barche di papiro, tutte di ceramica smaltata, provengono dalla collezione del conte Lanfranco Rasponi, che delle scimmie aveva la mania, avendone anche una domestica, viziata e adoratissima. Rasponi fu una singolare figura di public relations man nell’ambiente della Lirica tra Italia e Stati uniti, nonché titolare della Sagittarius Gallery a New York, dove nel 1956 si tenne la prima mostra di Andrea Spadini negli Stati Uniti. Il suo successo americano lo portò dopo pochi anni nel 1960 a firmare un contratto con Tiffany & Co., che da quel momento esporrà le sue opere nella sua sede più prestigiosa sulla Quinta Strada di New York. Centritavola o segnaposti di ceramica, lavori ogni volta originali, creati dall’artista uno per uno e mai ripetuti, oppure di bronzo dorato o argentato e persino argenti massicci, costituiscono questa classe di opere, preziose come i gioielli, che in mostra saranno nelle vetrine dello Spazio Espositivo di Via del Babuino 136. Tra queste le personificazioni del Gange e del Fiume Giallo, entrambi in bronzo dorato, figure mollemente adagiate su imbarcazioni simboliche, che Andrea Spadini modellò ispirandosi ai Quattro Fiumi di Bernini di Piazza Navona.

Nella Galleria del Laocoonte a Via Monterone 13, sono adunati i disegni giovanili e le sculture di prima della Guerra. Sono marmi o peperini che Andrea Spadini raccattava in giro tra i ruderi di Roma o della Campagna, vuoi per una ragione di risparmio, vuoi perché l’idea della materia antica era capace di aggiungere qualcosa di suggestivo a queste forme, da lui aggredite con lo scalpello “alla prima “ e lasciate volutamente abbozzate o frammentarie, come se non di un’opera moderna si trattasse, ma di un reperto archeologico consunto o spezzato, in cui si potesse vedere ancora superstite la traccia arcana di una lontana e perduta maestria. È il caso di un ritratto in peperino che pare strappato ad un monumento etrusco, di un San Sebastiano (1936) che è come un mutilo tronco di un Marzia suppliziato, o del Ritratto in marmo di Bruno Barilli (1935), che fa pensare a una testa antica rotolata giù da qualche acropoli.

La sua opera unica e geniale, incurante della logica delle avanguardie, non turbata da ansie di modernismo è sospesa come un sogno di un fantastico mondo popolato di personaggi e animali d’ogni sorta, che giocano e graziosamente sembrano muoversi, tanto naturalmente in equilibrio li ha fissati la mano dell’artista. In questa leggerezza è l’estrema felicità del suo anticonformismo.