Achille Funi
(Ferrara, 1890 – Appiano Gentile, 1972)

Legionari romani
1931 ca.
Tecnica mista su carta applicata su cartone, cm 225,5 x 81 (cadauno)
Firmato “A. Funi” in basso
(Archiviato nell’Archivio Achille Funi, Milano)

Due cartoni raffiguranti soldati romani, verosimilmente miliziani di Diocleziano, sono opere preparatorie per gli affreschi realizzati da Achille Funi nella Chiesa di San Giorgio in Palazzo a Milano tra il 1931 e il 1933.
In particolare, l’artista completava nel 1931 le due lunette soprastanti l’altare e collocate in due pareti opposte, nonché il catino absidale, mentre nel 1933 venivano ultimati gli affreschi della cupoletta.
La lunetta della parete destra raffigura San Giorgio che uccide il drago; la lunetta della parete sinistra, di nostro più immediato interesse, rappresenta Il Giudizio e il Martirio di San Giorgio, composizione scandita in due scene distinte, correlate al centro da un gruppo di soldati romani, di cui i due cartoni qui in esame costituiscono gli studi preparatori.
L’iconografia romana rivestiva, al tempo della rinascita dell’affresco in dialogo con l’architettura, la via italiana all’esaltazione della stirpe e al recupero della tradizione nazionale, in tal senso riletta, negli anni Trenta fino a i primi Quaranta, nelle opere monumentali dei due più accreditati interpreti del “far grande” di area italiana: Funi e Sironi.
Nel Manifesto della pittura murale, pubblicato nel dicembre 1933 sulla rivista “Colonna” e sottoscritto da Sironi, Funi, Carrà e Campigli, i quattro muralisti dichiaravano: “L’arte di Roma pagana e cristiana ci è più vicina di quella greca”.
Funi nella iconografia dell’affresco milanese aveva anticipato di un biennio tale dichiarazione d’intenti, non solo nella scelta tematica ma anche nei riferimenti, che rimandano ai rilievi adrianei dei Musei Capitolini di Roma. L’argomento della romanità imperiale avrebbe caratterizzato, nei primissimi anni Quaranta, il tema ispiratore degli affreschi funiani, rimasti poi incompiuti, per l’atrio del Palazzo dei Congressi dell’Urbe.
I soldati armati dei cartoni qui considerati, assumono tramite la serrata definizione lineare una struttura scultorea vigorosa, espressiva della sapienza del maestro ferrarese nello studio delle anatomie. L’intonazione della composizione manifesta la propensione dell’autore all’ispirazione laica e pagana, a lui congeniale anche in contesti di genere sacro. La perfezione anatomica che Funi consegue anche nella fase preparatoria dei murali e quindi nei cartoni ad essi afferenti, è ben evidenziata dal commento critico apparso, proprio in riferimento al ciclo di San Giorgio in Palazzo, sul quotidiano “L’Ambrosiano”: “… Figure romane, e romani appaiono gli occipiti bassi, le mascelle larghe. La struttura dei corpi, di tipo donatelliano, rivela quasi uno studio scultoreo, oltreché pittorico” (Gli affreschi di Achille Funi in San Giorgio in Palazzo, in “L’Ambrosiano”, a. X, n. 229, Milano, 26 settembre 1931).
Le vigorose figure maschili, protagoniste dei cartoni, offrono notevole esempio dell’idea di sintesi tra tradizione e modernità, concetto-guida nel clima di unità delle arti assunto in tal senso dai grandi muralisti italiani del secolo scorso, sensibili al Mito più che alla Storia, agli ideali metastorici di una umanità epica e visionaria.

Nicoletta Colombo