18 Novembre 2021
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Giacomo Balla, La Città che Avanza
Giacomo Balla
(Torino, 1871 – Roma, 1958)
La città che avanza
1942
olio su tela cm 67,5 x 103
(con cornice cm 80 x 117)
Firmato in basso a destra « BALLA »
nel retro: LA CITTA’ CHE AVANZA \ DI BALLA 1942 \ – NON VERNICIARE –
Milano, collezione G. e Cesare Romiti.
Storia:
Pierluigi Bartoli, Roma [1963 targhetta trasporti Adami nel retro]. Galleria Nuova Pesa, Roma Antonello Trombadori, Roma. Archivio della Scuola Romana, Roma [targhetta con timbri nel retro]. Milano, collezione G. e Cesare Romiti.
Esposizioni:
Torino 1963 n.217 (riprodotto. Collezione Pierluigi Bartoli, Roma). Roma 1994-1995 (fuori catalogo). Roma 2002 (fuori catalogo). Ritratti di città, a cura di F. Gualdoni, Villa Olmo – Pinacoteca Civica, Como 28 giugno – 16 novembre 2014, riprodotto pag. 79.
Bibliografia:
G. Lista, Balla, Edizioni Fonte d’Abisso, Modena 1982 n.988. V. Rivosecchi, A. Trombadori, Roma appena ieri nei dipinti degli artisti del Novecento, Newton Compton editori, Roma 1986 n.90, riprodotto pag.217. Balla 1986b p.207, 210, pag. 211 (fotografia di Balla mentre dipinge il quadro).
L’opera apparteneva a Pierluigi Bartoli che la presta a Enrico Crispolti nella mostra che la città di Torino dedica a Giacomo Balla nel 1963. Attraverso la Galleria Nuova Pesa, entra a far parte della collezione di Antonello Trombadori per confluire, attraverso l’Archivio della Scuola Romana di Netta Vespignani, nella collezione di Gina e Cesare Romiti. Viene pubblicato da Valerio Rivosecchi e Antonello Trombadori nel 1986: “Questa veduta del lungotevere Flaminio, con il cantiere del lungotevere della Vittoria in primo piano e sullo sfondo Villa Balestra, fa ripensare ai suoi esordi, ai cantieri della giornata dell’operaio e ai quadri del suo allievo Boccioni. La cornice fatta apposta per sottolineare con il rilievo di finti ferri e bulloni la tematica del quadro, ci riporta al suo straordinario artigianato futurista”. Proprio per la sua veduta così fotografica, l’opera è stata inserita nel progetto della mostra Balla a Roma per il Comune di Roma a cura di E. Gigli e G. De Feo in programma per l’autunno 2022.
Ricorda Elica Balla: “In novembre mio padre, che se ne andava come sempre a vedere il fiume, dopo ripetute osservazioni decise di fare un quadro di tutta la visone del lungotevere con le case moderne che si riflettevano nell’acqua, il colle di San Valentino nello sfondo e in primo piano la gru e gli operai che lavoravano sul greto del fiume, è la città che avanza irrimediabilmente, la poesia rimane al di sopra del cielo luminoso e del bellissimo riflesso delle acque; è questo un dipinto molto importante perché raggiunge una verità nella completezza di tutta l’opera nella magia del colore e inoltre descrive il nostro tempo nella dilagante città di struggitrice della poesia campestre. L’artista studia per questo quadro una cornice color acciaio con i bulloni della gru. Il dipinto lo acquista poi un ingegnere” (in Con Balla, Milano 1986, vol. III, pag. 210)
Roma 26 aprile 2021, Elena Gigli.
English
Giacomo Balla
(Turin, 1871 – Rome, 1958)
La città che avanza
1942
oil on board 67,5 x 103 cm
(with frame 80 x 117 cm)
Signed at lower right « BALLA ».
On the reverse : LA CITTÀ CHE AVANZA \ DI BALLA 1942 \ – NON VERNICIARE –
Milan, G. and Cesare Romiti Collection.
History:
Pierluigi Bartoli, Rome [1963 Adami transport plate on the back]. Galleria Nuova Pesa, Rome Antonello Trombadori, Rome. Archive of the Roman School, Rome [label with stamps on the back]. Milan, G. and Cesare Romiti Collection.
Exhibitions.
Turin 1963 no. 217 (reproduced. Pierluigi Bartoli Collection, Rome). Rome 1994-1995 (out of print). Rome 2002 (out of print). Ritratti di città, edited by F. Gualdoni, Villa Olmo – Pinacoteca Civica, Como 28 June – 16 November 2014, reproduced p. 79.
Bibliography:
G. Lista, Balla, Edizioni Fonte d’Abisso, Modena 1982 n. 988. V. Rivosecchi, A. Trombadori, Roma appena ieri nei dipinti degli artisti del Novecento, Newton Compton editori, Rome 1986 n. 90, reproduced p. 217. Balla 1986b p.207, 210, p. 211 (photograph of Balla painting the picture).
The work belonged to Pierluigi Bartoli who lent it to Enrico Crispolti in the exhibition that the city of Turin dedicated to Giacomo Balla in 1963. Through the Galleria Nuova Pesa, it became part of Antonello Trombadori’s collection and then, through Netta Vespignani’s Archivio della Scuola Romana, it entered Gina and Cesare Romiti’s collection. It was published by Valerio Rivosecchi and Antonello Trombadori in 1986: «This view of the Lungotevere Flaminio, with the construction site on the Lungotevere della Vittoria in the foreground and Villa Balestra in the background, brings to mind his early work, the construction sites of the painting A Workers’ Day or the paintings of his pupil Boccioni. The frame, made to emphasise the theme of the painting with the relief of fake iron and bolts, takes us back to his extraordinary Futurist craftsmanship ». Precisely because it is so photographic, the work has been included in the project for the Balla a Roma exhibition for the City of Rome, curated by E. Gigli and G. De Feo, scheduled for autumn 2022.
Elica Balla recalls: «In November my father, who went as usual to see the river, after repeated observations decided to make a painting of the entire vison of the Tiber embankment with the modern houses reflected in the water, the hill of St. Valentine in the background and in the foreground the crane and the workers working on the riverbed, it is the city that advances irremediably, poetry remains above the bright sky and the beautiful reflection of the water; this is a very important painting because it achieves a truth in the completeness of the whole work in the magic of the colour and also describes our time in the rampant city of strugglers of rural poetry. The artist designed a steel-coloured frame with crane bolts for this painting. An engineer then bought the painting» (in Con Balla, Milan 1986, vol. III, p. 210).
Rome 26 april 2021, Elena Gigli.
LA GALLERIA DEL LAOCOONTE AD ARTE IN NUVOLA
dal 18 al 21 novembre 2021
Il centro prospettico e visuale dello stand della Galleria del Laocoonte (N. A35) è una vera e propria finestra aperta, che travalica il tempo e lo spazio: inquadrato in una cornice ideata dall’artista stesso che finse in legno travi e bulloni d’acciaio, appare infatti dipinto il paesaggio del quartiere Flaminio nuovo fiammante con Villa Balestra all’orizzonte, così come appariva a Giacomo Balla (1871-1958) che lo dipinse dalla spalletta del Lungotevere della Vittoria, dall’altra parte del fiume, nel 1942. È La Città che avanza, capolavoro del Balla post-futurista, postuma palinodia o controcanto della Città che sale, l’epica esaltazione modernista di Boccioni di più di trent’anni prima. Se all’inizio del secolo si esaltava la febbrile crescita urbanistica della città contemporanea, l’ultimo Balla figurativo usa i trucchi della miglior pittura di paesaggio, la luce che trasfigura, i tremuli riflessi colorati sulle acque del Tevere, per fermare in un’immagine la lirica melanconia di ciò che costruendo si distrugge, la poesia campestre. Il quadro appartenne all’ingegnere Pierluigi Bartoli, socio e cugino di quel Nervi che piegò all’arte il cemento armato, passato poi ad Antonello Trombadori, figlio di pittore che fu poeta, critico d’arte e politico comunista, è finito poi nella casa di Cesare Romiti che fu il potente amministratore delegato della Fiat negli ultimi vent’anni del ‘900. La Galleria del Laocoonte è fiera di poter presentare questo pezzo della storia e dell’arte di Roma proprio alla “Nuvola”, dove l’architettura si trasfigura in visione e quasi allucinazione del futuribile.
Proprio per rispetto e devozione del genius loci, dello spirito che permea il quartiere dell’EUR, dove la “Nuvola” galleggia nella sua gabbia di ferro e vetro, la Galleria del Laocoonte ha deciso di presentare i bozzetti in bronzo dei gruppi equestri Romolo e Remo di Publio Morbiducci (1889-1963), che avrebbero dovuto ornare il Palazzo della Civiltà Italiana, e i modelli in gesso di due dei quattro Cavalli che lo stesso Morbiducci concepì per la Quadriga che avrebbe dovuto trovar posto sulla facciata del Palazzo dei Congressi. Ugualmente, disegni preparatori per i mosaici in bianco e nero che Gino Severini (1883-1966) e Giovanni Guerrini (1887-1972) realizzarono per l’EUR sono presentati a parte nello spazio espositivo dedicato alla mostra “Mitologia Meccanica” di Patrick Alò (1975), geniale assemblatore di rottami meccanici trasfigurate in statue di Dei, eroi e mostri dell’antichità classica.
Evocatore moderno dell’antico fu anche Duilio Cambellotti (1876-1960) – di cui la Galleria detiene un cospicuo nucleo di opere già esposte nel 2017 – di cui qui si espongono Le Danaidi e La punizione del Prefetto di Roma che l’artista immaginò come illustrazione della Storia di Roma nel Medioevo del Gregorovius, dove si mostra il prefetto Pietro appeso per i capelli a cavallo di Marco Aurelio in un desolato paesaggio del Laterano in rovina.
Di Leoncillo, ovvero Leoncillo Leonardi (1915-1968), uno dei nostri maggiori scultori del dopoguerra, la galleria detiene il maggior numero d’opere dei suoi anni figurativi e si appresta a pubblicare il catalogo ragionato dei suoi disegni. Di questo genio della ceramica che egli rese degna di competere col bronzo e il marmo dei suoi colleghi, si presenta una straordinaria e coloratissima Balaustra – già proprietà di quel giudice Alfredo Monaco che aiutò la fuga di Pertini e Saragat da Regina Coeli – la cui gemella è ora nelle collezioni della Banca d’Italia. Accanto ad essa è il relativo disegno preparatorio.
Due grandi cartoni colorati di Ferruccio Ferrazzi (1891-1978) rappresentano la dea Cerere e Vulcano, sono serviti di modello per la realizzazione dei mosaici della fontana monumentale di Piazza Augusto Imperatore, sul palazzo che ora sta per ospitare il primo Bulgari Luxury Hotel di Roma.
Un inedito e raro Ritratto di Donna, a tre quarti, intagliato nel legno, ripropongono l’originaria, evidente maestrìa di un grande scultore quale fu Pericle Fazzini (1913-1987).
Una rondella dipinta del più grande e famoso futurista siciliano, Pippo Rizzo (1897-1964), rappresenta un intrico di serpenti, un’allusione al simbolo della Galleria, il serpente appunto, inestricabile dalla figura di Laocoonte che della galleria è l’eroe eponimo.
Ancora due figurazioni di Pino Pascali (1935-1968), introducono due note scherzose: Moby Dick, divertito omaggio alla balena bianca di melvilliana memoria, e un Arlecchino, studio per un carosello pubblicitario di una allora famosa marca di pomodori pelati.
Infine, del visionario Fabrizio Clerici (1913-1993), pittore surrealista ed architetto geniale di sogni, si presenta Il Labirinto (1966), solo un assaggio della grande mostra che la Galleria del Laocoonte si appresta a proporre nell’immediato futuro.
ROMA TRA ARTE MODERNA E ARTE CONTEMPORANEA
È di grande importanza che Roma si affacci sulla scena internazionale con una specifica piattaforma dedicata all’incontro tra arte moderna e contemporanea e all’emergere delle nuove proposte artistiche, con l’obiettivo di rivestire un ruolo propulsore nei confronti del Mezzogiorno e di tutta l’area mediterranea.
Si sta lavorando per costruire un evento in linea con le specificità e le caratteristiche di Roma, una manifestazione in grado di assecondare la “personalità” del luogo che la contiene, amplificandone la sua identità e ottimizzandone il potere propulsore.
È prevista la partecipazione di gallerie (italiane e internazionali) che presenteranno i movimenti e i grandi nomi dell’arte ma anche un programma di iniziative speciali (installazioni, exhibit, mostre, etc.).